Un giorno stavo vagando per un bosco in sella al
mio cavallo in cerca di un luogo dove alloggiare. Dopo un po’ incontrai un tipo
molto strano: era bassino ed aveva le orecchie a punta. Portava uno strano
cappello di cuoio rosso, quando, all’improvviso, iniziò a parlare: mi disse che
oltre il ponte che si trovava alla mia sinistra c’era un castello, che però
distava tre giorni e tre notti a cavallo. Allora iniziai ad incamminarmi verso
il luogo che mi aveva indicato l’uomo; ma prima che io partissi egli mi avvertì
di strane creature che si aggiravano in quella parte del bosco. Ero giunto
dall’altra parte del ponte. Dopo un po’ avvertii una strana sensazione, quasi
come se mi stessero osservando. Erano passati due giorni e due notti ed avevo
quasi raggiunto la mia destinazione, quando sentii un rumore non molto distante
da me. Andai a controllare, vidi un’enorme bestia: era un grifone. Era per metà
aquila e per metà leone. Aveva corpo ed ali da aquila mentre la testa e le
zampe erano quelle di un leone. Il grifone si accorse di me. Iniziai a correre
ma era troppo veloce; provai a nascondermi dietro un albero ma lo tranciò in
due. Ripresi a correre ma mi ritrovai in una radura. Esso provò a colpirmi ma
io scansai tutti gli attacchi. Allora sfoderai la mia spada e lo trafissi. Però
non lo trafissi a morte e a quel punto scappò. Lo inseguii e lo trovai davanti
alla sua tana, però mi faceva troppa pena per ucciderlo. Così tornai sul mio
cammino originale e dopo qualche tempo arrivai finalmente al castello: era
molto strano, da una parte le persone mangiavano con un ordine quasi infinito,
mangiavano quasi come dei nobili, mentre dall’altra c’era molto disordine
immenso, alcuni mangiavano perfino con le mani. Allora chiesi alle persone più
composte ed ordinate se mi potevo unire a loro, loro accettarono e mi sedetti
accanto a loro.
Claudio
Sono
una dama di corte ed amo passeggiare e fare spese nella piazza del centro. Una
sera andai a fare una delle mie solite passeggiate accompagnata da alcune
damigelle sulla mia bellissima carrozza trainata da cavalli bianchi. A causa di
una strada sbagliata ci trovammo in un sentiero buio e fummo attaccate dai
briganti che volevano derubarci. Avendo capito il pericolo lasciai la carrozza
e scappai uscendo di corsa verso il bosco e fortunatamente i briganti non mi
seguirono impegnati a prendere la mia carrozza. Dopo aver percorso qualche
minuto di corsa mi ritrovai sola in un fittissimo bosco e cominciai ad avere
paura ed a capire che mi era persa. La notte era ormai giunta e nel silenzio
gli ululati dei lupi contribuivano a spaventarmi, quando all’improvviso fui urtata
da un’ombra e ricominciai a correre senza sosta. La mia fuga terminò solo
quando realizzai di essere finalmente sola e nel buio riuscii a intravedere una
luce. A questo punto mi incamminai verso la luce e ben presto mi accorsi della
presenza di un grande castello che raggiunsi per trovare riparo. Giunta di
fronte l’entrata nonostante avessi paura di trovare nuovi pericoli, decisi
comunque di entrare e cercare aiuto.
Giulia M.
Sono una principessa. Sono arrivata qui al castello con una carrozza. Durante il viaggio per ritornare al mio palazzo ho visto animali, alberi, persone nei campi coltivati... Mi si è rotta la ruota della carrozza. Mentre il cocchiere e il servo la stavano aggiustando, sono arrivati dei briganti che hanno preso i diamanti che indossavo. Subito siamo scappati verso questo castello, ma i briganti ci hanno inseguiti nel bosco, hanno fermato di nuovo la carrozza e hanno preso tutto ľoro che c’era in un sacco, che dovevo portare a mio padre. Il cocchiere e il servo sono riusciti a nascondere sotto il sedile della carrozza gli altri sacchi, mi hanno salvato dai briganti che mi volevano portare con loro e siamo scappati. Per fortuna sia il cocchiere che il servo portano sempre delle spade quando escono, cosi mi hanno potuto difendere. In lontananza vedemmo questo castello. Il cocchiere allora disse: -Rifugiamoci qui.-Così siamo arrivati in questo luogo per riposare e dormire. Domani torneremo al castello per portare ľoro a mio padre. Spero che non incontreremo di nuovo i briganti. Angela Maria
Nacqui in una calda mattina
di fine estate. La mia nascita venne annunciata dal mio papà, il re di Bisanzio,
in tutto il mondo, grazie al suo fidato messaggero che consegnò tutte le
lettere con su scritto il mio nome. Da piccola, sapendo di essere una
principessa, sognavo di essere in grado di comandare il popolo alla perfezione
ma non solo: desideravo tanto salvare le persone da possibili guerre.
Un giorno, mentre leggevo un
manoscritto e gustavo una bevanda calda, mi accorsi che una popolazione nemica stava
attaccando non solo il mio castello ma anche la popolazione, ormai impaurita e
depredata da ogni bene. A quel punto, essendo io una Principessa forte e
coraggiosa, mi occupai della situazione annunciando a tutti di correre e di rifugiarsi
al riparo all’interno delle mura di cinta del castello.
Purtroppo però dopo una
battaglia lunga e sanguinosa, il castello venne distrutto, ed io, disperata per
quello che era accaduto, scappai dal mio borgo natìo e mi ritrovai in un fitto
bosco. Mentre mi incamminavo per cercare di salvarmi, vidi un’ombra misteriosa
che mi seguiva ma ogni volta che mi giravo spariva dalla mia vista. Ad un
tratto l’ombra prese forma e mi ritrovai davanti un uomo di grossa statura
incappucciato, che afferrò la sua spada affilata e la puntò verso di me. Allora preoccupata da tutto ciò, raccolsi un
bastone di legno e cominciai a difendermi duellando contro di lui. Improvvisamente
con la spada mi graffiò la gamba e tagliò il mio vestito elegante e prezioso. A
quel punto le mie urla attirarono l’attenzione degli abitanti del vicino borgo
che accorsero in mio aiuto, mettendo in fuga l’uomo incappucciato. Elettra
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