mercoledì 17 marzo 2021

MA CHE BEL CASTELLO...


 Un giorno stavo vagando per un bosco in sella al mio cavallo in cerca di un luogo dove alloggiare. Dopo un po’ incontrai un tipo molto strano: era bassino ed aveva le orecchie a punta. Portava uno strano cappello di cuoio rosso, quando, all’improvviso, iniziò a parlare: mi disse che oltre il ponte che si trovava alla mia sinistra c’era un castello, che però distava tre giorni e tre notti a cavallo. Allora iniziai ad incamminarmi verso il luogo che mi aveva indicato l’uomo; ma prima che io partissi egli mi avvertì di strane creature che si aggiravano in quella parte del bosco. Ero giunto dall’altra parte del ponte. Dopo un po’ avvertii una strana sensazione, quasi come se mi stessero osservando. Erano passati due giorni e due notti ed avevo quasi raggiunto la mia destinazione, quando sentii un rumore non molto distante da me. Andai a controllare, vidi un’enorme bestia: era un grifone. Era per metà aquila e per metà leone. Aveva corpo ed ali da aquila mentre la testa e le zampe erano quelle di un leone. Il grifone si accorse di me. Iniziai a correre ma era troppo veloce; provai a nascondermi dietro un albero ma lo tranciò in due. Ripresi a correre ma mi ritrovai in una radura. Esso provò a colpirmi ma io scansai tutti gli attacchi. Allora sfoderai la mia spada e lo trafissi. Però non lo trafissi a morte e a quel punto scappò. Lo inseguii e lo trovai davanti alla sua tana, però mi faceva troppa pena per ucciderlo. Così tornai sul mio cammino originale e dopo qualche tempo arrivai finalmente al castello: era molto strano, da una parte le persone mangiavano con un ordine quasi infinito, mangiavano quasi come dei nobili, mentre dall’altra c’era molto disordine immenso, alcuni mangiavano perfino con le mani. Allora chiesi alle persone più composte ed ordinate se mi potevo unire a loro, loro accettarono e mi sedetti accanto a loro.                                                   Claudio

                                                                     



Sono una dama di corte ed amo passeggiare e fare spese nella piazza del centro. Una sera andai a fare una delle mie solite passeggiate accompagnata da alcune damigelle sulla mia bellissima carrozza trainata da cavalli bianchi. A causa di una strada sbagliata ci trovammo in un sentiero buio e fummo attaccate dai briganti che volevano derubarci. Avendo capito il pericolo lasciai la carrozza e scappai uscendo di corsa verso il bosco e fortunatamente i briganti non mi seguirono impegnati a prendere la mia carrozza. Dopo aver percorso qualche minuto di corsa mi ritrovai sola in un fittissimo bosco e cominciai ad avere paura ed a capire che mi era persa. La notte era ormai giunta e nel silenzio gli ululati dei lupi contribuivano a spaventarmi, quando all’improvviso fui urtata da un’ombra e ricominciai a correre senza sosta. La mia fuga terminò solo quando realizzai di essere finalmente sola e nel buio riuscii a intravedere una luce. A questo punto mi incamminai verso la luce e ben presto mi accorsi della presenza di un grande castello che raggiunsi per trovare riparo. Giunta di fronte l’entrata nonostante avessi paura di trovare nuovi pericoli, decisi comunque di entrare e cercare aiuto.

                                                                         Giulia M.


Sono una principessaSono arrivata qui al castello con una carrozza. Durante il viaggio per ritornare al mio palazzo ho visto animali, alberipersone nei campi coltivati... Mi si è rotta la ruota della carrozza. Mentre il cocchiere e il servo la stavano aggiustandosono arrivati dei briganti che hanno preso i diamanti che indossavoSubito siamo scappati verso questo castello, ma i briganti ci hanno inseguiti nel bosco, hanno fermato di nuovo la carrozza e hanno preso tutto ľoro che c’era in un saccoche dovevo portare a mio padre. Il cocchiere e il servo sono riusciti a nascondere sotto il sedile della carrozza gli altri sacchi, mi hanno salvato dai briganti che mi volevano portare con loro e siamo scappatiPer fortuna sia il cocchiere che il servo portano sempre delle spade quando escono, cosi mi hanno potuto difendere. In lontananza vedemmo questo castello. Il cocchiere allora disse: -Rifugiamoci qui.-Così siamo arrivati in questo luogo per riposare e dormireDomani torneremo al castello per portare ľoro a mio padre. Spero che non incontreremo di nuovo i briganti.                                           Angela Maria                                        


Nacqui in una calda mattina di fine estate. La mia nascita venne annunciata dal mio papà, il re di Bisanzio, in tutto il mondo, grazie al suo fidato messaggero che consegnò tutte le lettere con su scritto il mio nome. Da piccola, sapendo di essere una principessa, sognavo di essere in grado di comandare il popolo alla perfezione ma non solo: desideravo tanto salvare le persone da possibili guerre.

Un giorno, mentre leggevo un manoscritto e gustavo una bevanda calda, mi accorsi che una popolazione nemica stava attaccando non solo il mio castello ma anche la popolazione, ormai impaurita e depredata da ogni bene. A quel punto, essendo io una Principessa forte e coraggiosa, mi occupai della situazione annunciando a tutti di correre e di rifugiarsi al riparo all’interno delle mura di cinta del castello.

Purtroppo però dopo una battaglia lunga e sanguinosa, il castello venne distrutto, ed io, disperata per quello che era accaduto, scappai dal mio borgo natìo e mi ritrovai in un fitto bosco. Mentre mi incamminavo per cercare di salvarmi, vidi un’ombra misteriosa che mi seguiva ma ogni volta che mi giravo spariva dalla mia vista. Ad un tratto l’ombra prese forma e mi ritrovai davanti un uomo di grossa statura incappucciato, che afferrò la sua spada affilata e la puntò verso di me.  Allora preoccupata da tutto ciò, raccolsi un bastone di legno e cominciai a difendermi duellando contro di lui. Improvvisamente con la spada mi graffiò la gamba e tagliò il mio vestito elegante e prezioso. A quel punto le mie urla attirarono l’attenzione degli abitanti del vicino borgo che accorsero in mio aiuto, mettendo in fuga l’uomo incappucciato.             Elettra

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