martedì 12 maggio 2020

LA MIA FELICITA'

La felicità è un forte sentimento che non tutti provano: per molti equivale a qualcosa di irraggiungibile, per altri non esiste se non per piccoli attimi della nostra vita. La felicità si aspetta, si trova e si tiene stretta e, nel momento in cui la perdi, tutto il mondo ti crolla addosso.
Per me la felicità non si trova nelle cose materiali, bensì nelle piccole cose: sono proprio quelle a renderci felici.Crescendo e maturando ho capito che non bisogna dare per scontata la felicità perché c'è sempre qualcuno dietro l'angolo pronto a portarcela via.
Per esperienza personale racconto di aver perso più volte la felicità; mi piacerebbe soltanto avere la capacità di non affezionarmi troppo presto alle persone, perché poi sono proprio le mie aspettative a deludermi. Nonostante io sorrida sempre, dentro di me c'è una tempesta implacabile che nascondo sotto una debole maschera che a volte cade in frantumi. I momenti bui non li auguro a nessuno, ti prendono e ti rapiscono riducendoti a trovare la tua felicità nella solitudine. 
Agli occhi degli altri la mia persona può sembrare molto superficiale, perché rido e scherzo sempre e non ho mai dato alle persone un'immagine di me triste o debole. Molte volte lo sono, ma ci sono anche momenti in cui sono felice, ed è quando considero la mia vita: sono circondata da persone che mi vogliono bene e a cui io voglio bene. Sono felice quando posso aiutare qualcuno, quando vedo spuntare il sorriso sul viso di qualcuno che ho reso felice.
Anche la natura mi rende molto felice: a volte mi fermo a osservare il mare, la sua grande infinita distesa fino all'orizzonte; ascoltare il suono delle onde che si frantumano sugli scogli, rompendo il silenzio che mi circonda, mi dà una sensazione di calma, facendomi quasi dimenticare tutti i problemi.
Ad oggi la mia felicità è stare con la mia famiglia e i miei amici. Trovo la mia felicità specialmente in una persona in particolare, che mi asciuga le lacrime quando piango e mi tira su quando cado, è la mia lampadina nel buio, il mio riparo quando piove. Le voglio molto bene e non so cosa farei se non mi fosse accanto. 
                                                                     (Simona Siano)

sabato 9 maggio 2020

IO SONO NOCE

Questo racconto partecipa all'edizione 2019/2020 del concorso "Felice Tomasone" bandito dal Liceo Alfano I di Salerno.


IO SONO NOCE
Quando ho conosciuto Vittoria, avevo pochi giorni di vita. Ero nato su un albero molto alto nel bel mezzo del territorio degli umani. Non so dirvi come fu che caddi: forse fu la mia mamma a urtarmi o forse mi ero addormentato sul bordo del nido, fatto sta che precipitai a terra. Per fortuna cadendo non mi feci male ma ero spaventato e debole. Sentii delle voci umane che dicevano: - Vedi, è una piccola gazza! E capii che stavano parlando di me; dopo vidi una ragazza riccioluta che mi guardava incuriosita e io in preda al terrore cercai di correre via ma caddi una seconda volta. L’umana mi si avvicinò e con un lenzuolino cercò di prendermi, ma io, avendo paura che mi volesse far del male, andai a finire in mezzo alla strada, dove passavano dei grossi animali di metallo. Uno stava per schiacciarmi ma la giovane umana riuscì a salvarmi. Ero ancora molto spaventato e cercavo di difendermi con il mio piccolo becco ma lei non mi fece del male, anzi mi diede della carne cruda e dopo avermi rifocillato cercò il mio nido ma la ricerca non andò a buon fine. Allora la ragazza si rivolse alle altre umane e sentii che discutevano su chi potesse ospitarmi nella propria casa, (non so cosa sia questa casa ma penso sia un altro modo per dire nido). Fu allora che sentii per la prima volta il nome della ragazza che mi aveva salvato: era Vittoria. Lei decise di portarmi con sé a casa sua: costruì un nido con una scatola, vi pose un lenzuolino per farmi dormire al calduccio, mi diede acqua e cibo e mi sussurrò che mi avrebbe chiamato Noce, forse perché la mia testolina assomigliava alla forma di una noce.
Piano piano ogni timore sparì: nei giorni successivi io e Vittoria diventammo inseparabili; quando lei era triste mi arrampicavo sulle sue spalle e la facevo di nuovo sorridere e lei mi dava da mangiare ogni volta che pigolavo…confesso che lo facevo spesso e lei si disperava se non riusciva a farmi calmare!  Avevo capito che mi voleva bene, tanto che mi permetteva anche di appollaiarmi sulla sua spalla per riscaldarmi tra i suoi folti riccioli. Un giorno Vittoria mi portò fuori sul terrazzo come faceva spesso, ma vidi che c’era una gabbietta la cui porticina era mantenuta aperta da un gancetto per permettermi di entrare e uscire a mio piacimento. Vittoria aveva la speranza che io imparassi presto a volare ma io non volevo ancora andarmene. Ma un giorno... C’era un temporale accompagnato da un vento così forte che mi afferrò e mi spazzò via lontano da Vittoria. Mi ritrovai solo circondato da auto parcheggiate; ne usai una come riparo dal vento e dalla pioggia e intanto pensavo a Vittoria. Stavo per arrendermi al fatto che non l’avrei mai più rivista, soprattutto quando mi accorsi che un gatto mi fissava leccandosi i baffi. Avevo il timore che mi avrebbe mangiato ma alla fine per fortuna non si avvicinò. Nel mio cuore sentivo la speranza di ritrovare Vittoria e dopo sei giorni, mentre frugavo n un bidone verde e puzzolente in cerca di cibo, la vidi! Subito zampettai verso di lei che mi riempì di carezze e mi riportò nuovamente a casa.
Qualche giorno dopo mentre ero su una sbarra di metallo e ripensavo a quando il vento mi aveva trascinatone nel mondo esterno, provavo una strana nostalgia per quei momenti difficili in cui però avevo assaporato la libertà. Proprio in quel momento Vittoria si sedette accanto a me e mi disse: -Voglio che tu stia con i tuoi simili e voli libero, ho capito che vuoi ritornare là fuori. Noce ti voglio bene perché grazie a te ho provato tante emozioni: la gioia di averti salvato, il timore di averti perduto, la speranza di ritrovarti e la determinazione di insegnarti a volare. Ora però devi andare…                                                          
Io guardai Vittoria e lei mi prese sulla sua mano, mi levò verso il cielo e mi disse: - Vola libero, Noce!
Cercai di volare ma non ce la facevo, non lo avevo mai fatto davvero. E mentre mi abbandonavo alla corrente incapace di fare qualsiasi cosa, sentivo di dover trovare la forza per volare: mi occorreva la stessa determinazione di Vittoria che fino a quel momento non si era mai arresa: mi aveva accolto nella sua casa e allevato come suo pulcino, mi aveva curato quando aveva scoperto che ero malato, e ora mi lasciava libero.  Guardai Vittoria per l’ultima volta e volai via…  E ora sono fiero di dirvi che IO SONO NOCE.
                                    (Vittoria Pecoraro)                                      

venerdì 8 maggio 2020

TUTTA COLPA DEL CORONAVIRUS

In questo periodo, a causa dell’epidemia provocata da un virus chiamato “Coronavirus”, siamo costretti a rimanere a casa. 
In questo momento mi sono accorto che molte cose che facevo le davo per scontate, mentre ora capisco che queste cose bisogna godersele finché si può perché niente nella vita è scontato oppure certo; in ogni caso niente ci è dovuto. 
Io affrontavo, spesso, I miei impegni giornalieri come il calcio, il taekwondo o le lezioni di violino in maniera abitudinaria perché pensavo che nessuno mi avrebbe potuto togliere le cose che mi piacevano. Capitava anche che, in alcuni momenti, mi impegnavo poco perché davo per certa la mia convocazione in squadra oppure l’iscrizione agli incontri di taekwondo. Questa epidemia ha portato sicuramente tanti disastri e tragedie, ma ci ha fatto anche rendere conto che tutto ciò che abbiamo e amiamo può esserci tolto da un momento all'altro.  L’ uomo ha capito, forse, di essere impotente di fronte a certe calamità.                                  (Flavio Cesolini)


La noia non è l’unica cosa che mi perseguita; l’ansia e la preoccupazione aumentano come i contagiati da questa pandemia. Io, adolescente, attualmente penso di avere una doppia personalità: da una parte sono la bambina insofferente che ha voglia di uscire a tutti i costi senza pensare alle eventuali conseguenze e dall’altra parte sono una dodicenne che ragiona come un adulto e crede che sia necessario attendere con pazienza. Intanto riesco a rimanere in contatto con amici e parenti grazie alle videochiamate, ai messaggi su Whatsapp e ai direct su Instagram. Tutte le belle parole che ci diciamo tramite i cellulari spero di poterle usare e sentirle di persona anche dopo questa “guerra”.                     (Vittoria Sorrentino)


Per me non è mai stato un problema stare in casa, anzi, io amo stare in casa, a parte la scuola, io esco solo il sabato poiché durante la settimana anche se mi pagassero, non scenderei, infatti dico sinceramente che questa quarantena non ha cambiato molto per me. Invece per i miei genitori non è lo stesso, quando fa caldo passano tutto il giorno fuori al balcone, e oramai fanno anche a gara a chi deve andare a buttare la spazzatura, non vedono l’ora di scendere per fare la spesa, ma soprattutto di poter tornare ad uscire quando vogliono. Invece mia sorella la pensa come me.
Quando proprio mi sale la noia, chiamo i miei amici e stiamo per un po’ a telefono parlando di quello che stiamo facendo, di quando usciremo tutti insieme di nuovo. Si, mi mancano i miei amici, mi manca uscire, ma insomma, detto fra noi, quando ci ricapiterà di poter salvare il mondo stando a casa?         (Alessia Trabucco)

In questi giorni mi sono molto annoiato e per non cadere alla noia mi sono messo un po' a giocare alla playstation, un po' a giocare con i gatti e un po' a fare esperimenti con il cibo. Proprio ieri ho visto in televisione un programma nel quale fanno vedere vari esperimenti e per uno di questi ho preso appunti. Il conduttore del programma dice che mettendo un uovo in un bicchiere di chinotto il miscuglio esplode, quindi ho subito preso un uovo e l’ho messo nel bicchiere e ho versato dentro il chinotto, il miscuglio non è esploso e allora ho poggiato l bicchiere su un mobile e mi sono messo a vedere altri esperimenti, però dopo qualche minuto ho sentito un forte botto e sono andato a vedere cosa è successo. Ho visto tutti mobili sporchi di marrone e a qual punto sono andato a vedere il miscuglio e ho trovato tutto il tavolo pieno di chinotto. Ero felicissimo, l’esperimento era riuscito e così ho trascorso tutta la giornata a vedere lo stesso programma per vedere altri esperimenti, ma anche pulendo i mobili che avevo sporcato con il chinotto.                      (Cristian Santoro)


Io fortunatamente sono parte di una famiglia numerosa e insieme riusciamo a trovare modi per far passare il tempo… anche litigare aiuta. 
Spesso, avendo una cucina grande, gioco a ping pong con mio fratello Domenico, ma ogni tanto deve intervenire mia madre altrimenti la pallina, balzando qua e là, finirebbe per rompere qualcosa. Con mia sorella Maria, pasticcera di casa, faccio qualche dolce: ieri, ad esempio, mi sono divertita a fare dei biscotti devo dire davvero buoni.  
Con mia sorella Anna faccio tanti video divertenti, dove ci travestiamo e imitiamo altre persone. 
Mia madre ha trovato la ricetta della plastilina: ho fatto anche quella ed è stato davvero divertente...
Io e papà, dato che non possiamo uscire per fare una corsetta, facciamo su e giù per le scale del condominio. 
Insomma cerco in tutti i modi di non annoiarmi e al momento ci sto riuscendo.               (Linda Esposito)


E’ da tanti giorni che sono costretto a restare a casa con tutta la mia famiglia. Sembra molto di più. E’ asfissiante.
Stando in isolamento tra le quattro mura di casa, ho imparato ad apprezzare cose che prima, magari, mi passavano sotto gli occhi senza che me ne accorgessi, come gli inviti della mia famiglia a fare una passeggiata, che io accettavo ma allora non sapevo quanto ora mi sarebbero mancate quelle uscite. Forse avevo dato per scontata anche la scuola, non solo per l’aspetto formativo ma soprattutto per la socializzazione “dal vivo” con i miei compagni di classe, il confronto umano con loro, la possibilità di crescere in tutti i suoi aspetti.
Mi manca riabbracciare un’altra parte della mia famiglia, che si trova in un'altra provincia della Campania, mi manca il rumore del mare ed il suo odore, che prima quando uscivo di casa per andare a scuola sentivo sempre; mi manca il sole che batte sul viso...
La mia vita ha subito un grosso cambiamento con questa epidemia, però ci sono anche aspetti positivi, come il tempo che ho ritrovato per leggere un libro, per parlare con la mia famiglia e ritrovarmi la sera a giocare con loro e la mia sorellina di 5 mesi. A dire la verità, ho imparato a scaldarle il latte ed a cambiarla proprio come un vero baby-sitter affidabile.                          (Antonio Ciciretti)

All’inizio stare a casa mi era piaciuto, ma dopo un po' ho cominciato a sentire la mancanza fisica dei miei compagni. Mi mancano per tantissimi motivi: mi manca sentire le loro battute, le loro litigate e le loro risate. I sabati sera, anche quelli mi mancano: li passavo sempre con i miei amici e ci divertivamo un sacco a prenderci in giro.
Ma per me la cosa più brutta è non poter andare in Ucraina. Lì ci sono i miei nonni, i miei zii e tutti i miei cugini e mi rattrista molto sapere che possano esser colpiti dal Coronavirus. Ormai tutte le estati vado da loro e mi diverto moltissimo, ma quest’ anno penso che non sarà possibile. Nonostante ciò cerco sempre di sentirli con videochiamate e messaggi scritti e vocali. Come se non bastasse, la maggior parte delle giornate sono state soleggiate e il mare era sempre calmissimo: se non ci fosse stata la quarantena, io me lo sarei proprio fatto, un bagno!      (Kristina Oleinikova)